giovedì 30 giugno 2011

LA SCELTA DI CRESCERE

Cari amici,
se avete avuto occasione di frequentare il vasto mondo dei corsi olistici, vi sarete certamente imbattuti spesso nel termine “crescita personale”.  Ma che cosa significa questo termine e da dove viene questo concetto? Il movimento di pensiero che aderisce al concetto di crescita personale nasce negli anni 50 del secolo scorso, grazie a personaggi straordinari come Carl Rogers, Abraham Maslow e altri, i padri della Psicologia Umanistica e in seguito della Psicologia Transpersonale.

Cosa succede di nuovo con loro?

Prima di tutto una convinzione fondamentale: che ogni persona ha già dentro di sé le risorse e potenzialità che gli servono per realizzare una vita piena e felice. I malesseri e disagi interiori che le persone vivono non sono più trattati come “malattia” da curare, ma come una provvidenziale “spia” accesa, che attira la nostra attenzione per ricordarci che non stiamo procedendo nella giusta direzione e che c’è qualcosa da cambiare.

Secondo punto importante: il focus si sposta dalla malattia alla persona nella sua interezza, e la “cura” diventa accompagnarla a scoprire e utilizzare le proprie risorse per affrontare e superare i problemi che sta affrontando.

Terzo punto: l’attivazione delle risorse della persona verso la guarigione e il benessere psico-fisico è facilitata non tanto da un percorso analitico e razionale, ma dal lavoro sulle emozioni e attraverso un percorso esperienziale, in particolare anche attraverso  contesti di lavoro di gruppo.

Per chiarirvi il concetto immaginate il mondo interiore di una persona come un grandissimo palazzo, pieno di infinite stanze. Ogni stanza rappresenta un talento o risorsa allo stato potenziale, un seme di qualcosa che può essere ma ancora non è.
E come ogni seme, ha bisogno di acqua, nutrimento e tempo per poter crescere e svilupparsi pienamente.

Ma la nostra mente è abitudinaria, e frequenta solo poche di queste infinite stanze, che rimangono inutilizzate, a volte per tutta la vita. Qualsiasi metodo e tecnica che sia nella direzione della “crescita personale” lavora dunque per dare la possibilità alla persona di conoscere e frequentare nuove stanze, più utili per raggiungere più velocemente e facilmente i propri obiettivi e per diventare pienamente ciò che già siamo, dei meravigliosi esseri umani.

Lo sviluppo delle potenzialità di una persona quindi non accade attraverso l’assimilazione di nuove teorie, seppur belle e accattivanti,  ma attraverso il viaggio esperienziale dei vari metodi, da cui trarre personalmente le deduzioni più utili e confacenti al proprio sentire e ai propri obiettivi, smettendo di “delegare” ad altri, ma imparando a prendersi la responsabilità della propria vita, delle proprie  scelte e delle proprie esperienze.

Noi siamo molto di più di quanto “crediamo di essere”, abbiamo molte più risorse, molti più talenti e soprattutto abbiamo un cuore grande e un desiderio innato di andare verso il “bene”.

Siamo nati per crescere ed evolverci, abbiamo una spinta interiore verso l’auto-realizzazione come diceva Maslow, o verso la realizzazione del sé, come dicono i maestri spirituali dell’oriente.

Questa è la grande sfida e il grande viaggio che ci attende, se decidiamo di intraprenderlo, i seminari di “crescita personale” sono il campo di allenamento e la Vita il nostro campo di gioco.

Quali sono gli ostacoli? La paura del cambiamento e la pigrizia.
Per crescere occorre fare uno sforzo, e la nostra mente non ama gli sforzi, come del resto non ama il cambiamento.

Ma noi non siamo la nostra mente, che funziona secondo vecchie programmazioni ereditate da altri, noi possiamo educare, governare, dirigere la nostra mente, insegnarle nuove strategie, nutrirla con nuovi pensieri e convinzioni, renderla nostra alleata e non nemica.

Come? Appassionandoci alla vita, coltivando i nostri sogni, allenandoci ad avere orizzonti ampi, coltivando il piacere e l’entusiasmo di imparare e sperimentare cose nuove, condividendo questo bisogno di conoscere e sperimentare con altre persone che vanno nella nostra stessa direzione, sviluppando la fiducia in se stessi e l’ottimismo.

In concreto? Il mondo è pieno di bellissimi metodi di crescita personale, sperimentate e scegliete quelli più adatti a voi. Io ho già fatto la mia scelta, sono quelli che insegno nei miei corsi.

Scegliete di crescere, è il più bel dono che potete fare a voi stessi e al nostro bellissimo pianeta.

Ma non fatelo per “dovere”, fatelo per “amore”!!!        
Stefano Lusuardi

“La vostra responsabilità più grande è diventare tutto ciò che siete, non soltanto per il vostro beneficio, ma anche per il mio”
(Leo Buscaglia)

venerdì 24 giugno 2011

INCONTRARE LOUISE HAY


Nel mio libro “Nulla è impossibile” racconto del mio primo “folgorante” incontro con i metodi di Louise Hay nel seminario a cui partecipai a Milano.
Quell’incontro, quel seminario cambiò la mia vita per sempre….

Sono passati 12 anni da quel giorno, ed eccomi a Roma, nella bellissima aula magna dell’Angelicum, insieme a 1100 persone trepidanti nell’attesa di incontrare Louise di persona, per la prima volta in Italia.

A un certo punto entra in sala e si avvia verso il palco e l’applauso diventa fragoroso, mentre 1100 persone si alzano in piedi a rendere omaggio a questa persona straordinaria, che ha fatto la storia del Pensiero Positivo e ha contribuito a guarire le storie di migliaia di persone. 

Quante volte ho letto e riletto il suo libro “Puoi guarire la tua vita” e ogni volta aveva qualcosa di nuovo da regalarmi, quante volte in momenti di poca chiarezza l’ho ripreso in mano e mi ha dato ciò di cui avevo bisogno in quel momento.

Il cammino di crescita nell’amore a sé e della fede nell’”Universo” (o Dio come lo chiamo io) credo che mi accompagnerà per tutta la vita, un giorno ti è chiaro che hai intrapreso il cammino, sai che durerà tutta la vita e che sarà un bellissimo viaggio.

Ed eccola lì sul palco, il microfono in mano, quindici minuti a disposizione per parlare.  Mi domando: cosa direi io se avessi solo 15 minuti per parlare a 1100 persone che aspettano da una vita di incontrarmi? Quali parole e concetti sceglierei?

Non faccio in tempo a rispondermi, perché lei inizia, proprio nel suo  modo, con concetti semplici, che ogni persona può comprendere, ma allo stesso tempo di una profondità e di una saggezza incredibile, che deriva da una vita dedicata alla crescita e alla ricerca spirituale.

Un primo pensiero: ho 84 anni e questo è il decennio più meraviglioso della mia vita, almeno fino al prossimo decennio!  Come sarò io a 84 anni?  Non lo so, so che dipende da me, certamente lei mi ha dato un’idea che voglio fare mia, cioè che il momento presente è sempre il tempo migliore da vivere, indipendentemente dall’età anagrafica.

Continua: alla mattina, il primo pensiero è “La vita mi ama, io sono al sicuro” .
Lezione: Chiamatelo Universo, Vita, Dio, Amore, quello che è importante è sapere (non credere) che la fonte da cui tutto proviene è dalla nostra parte, desidera il nostro bene e lo rende possibile se noi glielo permettiamo. Quando c’è la fede, la paura non ha più potere sulla nostra vita e le nostre scelte.

Ancora: faccio la doccia e benedico chi l’ha inventata e chi l’ha montata in casa, mia, vado in auto e benedico questo mezzo e le persone che incontro per strada, in questo modo nessuno mi suona o mi taglia la strada. 
Lezione:  mantenere uno stato di serenità interiore dipende da come vediamo le piccole cose del quotidiano, se siamo nella gratitudine tutto fluisce nel modo migliore e noi ci sentiamo in pace.

Infine; alla sera, al termine della giornata ringrazio e di nuovo mi ripeto che la Vita mi ama, sono al sicuro e ogni cosa che accade è per il mio bene supremo. 
15 minuti, e il segreto di una vita piena e felice è stato rivelato nel modo più semplice e inequivocabile: cosa pensiamo determina la nostra vita. 

Grazie ancora Louise, sono certo che il seminario della prossima settimana, dove insegnerò i tuoi metodi, sarà il più bel seminario della mia vita.

mercoledì 22 giugno 2011

IL VALORE DEL PERDONO


Cari amici,


a volte abbiamo l’impressione che la vita sia bloccata, che gli stessi temi e gli stessi problemi continuino a riaffiorare nel nostro presente, e non capiamo come mai.
In questo caso una buona domanda è la seguente:
c’è qualcosa del mio passato con cui non ho fatto pace?
C’è qualche evento che continua a influenzare negativamente la mia vita?
Non importa se siano passato mesi o anni, a volte ci sono esperienze così intense che ci “segnano” per molto tempo, fino a quando non accediamo all’area del PERDONO.


Tutte le grandi religioni, tutti i maestri spirituali e di consapevolezza sottolineano l’importanza del perdono nel percorso di realizzazione umana e spirituale, vale la pena quindi portare attenzione a questo tema così importante per la nostra vita.


Per prima cosa vorrei definire che cosa significa “perdonare”:  perdonare non è condonare alle persone le violenze o le ingiustizie subite, non è andare da loro e dirgli che li abbiamo perdonati, e non è certamente permettere ad altri di continuare a fare violenza sulla nostra persona, perdonare è un percorso che si compie solamente dentro di noi, ha un valore per noi e per nessun altro.


Perdonare è la decisione di fare finalmente pace con ciò che è accaduto, accettare che quell’esperienza abbia fatto parte della nostra vita (anche se non l’avremmo mai scelta consapevolmente), perdonare è  volersi bene al punto di darci un’altra opportunità, qualsiasi cosa abbiamo subito, perdonare è credere che in qualunque esperienza vissuta possa esserci un dono, una possibilità di crescita per noi, perdonare è smettere di influenzare il presente con la spazzatura del passato e regalarci di nuovo un futuro.

Perdonare è anche prenderci la responsabilità dei nostri pensieri e delle nostre emozioni, che sono una cosa diversa da quello che è accaduto nella realtà. Possiamo continuare a dirci che abbiamo ragione, che il nostro risentimento è giustificato, possiamo anche costruirci una vita e un’identità su vecchi rancori e desideri di vendetta, ma questo non ci aiuta a vivere una vita felice. Perdonare è l’atto di lasciare andare l’energia negativa a cui ci siamo aggrappati, e riguarda solo noi.

Il perdono nasce da un’intenzione, che è quella di fare pace con il mio passato, e diventa un percorso riemersione, di contatto e di elaborazione, a volte anche di espressione, di tutte le emozioni negative legate a quell’evento. Non basta aver “compreso” razionalmente, non basta volerlo a questo livello, il perdono necessità di una rielaborazione più profonda che coinvolge la nostra sfera energetica e emotiva.

Il perdono è quella porta che ci fa riaccedere nel luogo dell’amore, che è spazio  di guarigione. Se vuoi guarire il tuo corpo, la tua mente, la tua vita, allora decidi di perdonare e perdonarti. Dio l’ha già fatto da tempo….
Vi suggerisco un bellissimo film da vedere che parla di questo tema: “Il concerto”.


Se lo guardate, tenete a portata di mano molti fazzoletti!!!

Un abbraccio. Stefano  




 “Ogni volta che date la colpa a qualcuno, voi state dando via il vostro potere perché state dando la responsabilità di come vi sentite a qualcun altro. Le persone nella vostra vita possono comportarsi in modi che possono scatenare delle reazioni di disagio in voi. Tuttavia, loro non sono entrati nella vostra mente ed non hanno creato i bottoni che ora vengono premuti. Prendersi la responsabilità delle proprie emozioni e delle proprie reazioni è avere padronanza dell’abilità “di rispondere alle situazioni”. In altre parole, imparate a scegliere consapevolmente invece di reagire semplicemente.”  (Louise Hay)

QUALE VITA SCEGLI?

Cari amici,
la vita è meravigliosa e sincronica, quando la tua attenzione è in una direzione, ti arrivano magicamente nuovi spunti sull’argomento.

Come sapete, ho dedicato i precedenti due articoli a Martin Seligman. L’altro giorno sono andato in libreria, ho comprato un libro e, dopo aver sfogliato alcune pagine, trovo di nuovo una citazione di Martin Seligman… e allora dedico anche questo articolo ad alcuni suoi concetti.

Cosa abbiamo in comune con tutti gli altri esseri umani di qualunque razza,  cultura, lingua o religione? Che siamo tutti alla ricerca della felicità, anche se  pare che pochi riescano a realizzarla, perché spesso si cerca dove non la si può trovare. 


A proposito della felicità, Martin Seligman dice che ci sono fondamentalmente tre stili di vita che possiamo scegliere per realizzare questo nostro profondo desiderio.
Il primo stile di vita viene definito 
“vita piacevole” . E’ una vita basata sulla soddisfazione dei piaceri, propria della cultura edonistica del mondo occidentale. Cercare una vita piena di piaceri (cibo, oggetti, vestiti, elettronica, case, viaggi, sesso, ecc.) apparentemente sembra la soluzione, eppure, come ben sappiamo, il livello di felicità non è aumentato con il benessere economico che permette più o meno a tutti di accedere a buona parte di questi piaceri, e quando soddisfiamo i nostri piaceri, la sensazione di felicità che ne deriva è particolarmente temporanea, dopo poco abbiamo bisogno di un nuovi stimoli piacevoli. Una vita votata solo ai piaceri rischia di condurci prima alla noia e poi alla depressione.

Il secondo stile di vita viene definito “vita buona” . La vita buona è quella di una persona che sceglie di crescere e di sviluppare i propri talenti, sia in ambito relazionale che professionale. Attraverso le sfide, sviluppa le proprie potenzialità e le mette a frutto nel proprio lavoro, rendendolo personale e a volte raggiungendo talenti artistici, dove il denaro non è un’obiettivo ma una conseguenza ai livelli di eccellenza raggiunti. E’ una vita piena di passione, appagante, realizzata, ma che rimane orientata ad obiettivi personali.
La vita buona sembrerebbe un percorso ideale per raggiungere la felicità, ed è infatti molto probabile che questo stato si sperimenti in diversi momenti della propria esistenza.

C’è qualcosa di più?

Esiste un terzo stile di vita, definita una “vita piena di significato” .
Questa vita è sì orientata alla crescita, allo sviluppo dei propri talenti, al seguire le proprie passioni e inclinazioni e metterle a frutto, a mettere energie giorno dopo giorno per migliorare se stessi, ma tutto questo non per noi stessi, ma mettendosi a servizio degli altri, per contribuire alla crescita e alla felicità della famiglia umana. Anzi, a volte l’ideale che ci guida e verso il quale ci mettiamo a servizio diventa più prezioso della nostra stessa vita, e siamo pronti a sacrificarla per esso. In questa vita la nostra felicità arriva proprio nel momento in cui la nostra azione permette a qualcuno diverso da noi di vivere momenti felici, di crescere, di sviluppare i propri talenti e le proprie inclinazioni, in altre parole di diventare chi è nel senso più ampio del termine.

In questa vita probabilmente si sperimenterà la gioia e anche il dolore, il successo e anche il fallimento, i momenti di chiarezza e anche di dubbio, ma quello che ci continuerà a sostenere e a perseverare sarà la consapevolezza che la nostra vita è orientata verso uno scopo, ed è uno scopo grande che riesce a dare un senso e un valore profondo alla vita.

Sapendo che dipende da voi, quale vita scegliete?

COLTIVARE L'OTTIMISMO

Carissimi amici, 
negli Stati Uniti, grazie a Martin Seligman e altri studiosi nel campo psicologico, dal 1970 in poi sono stati fatti molto studi sugli effetti dell’ottimismo sulle persone, nelle organizzazioni, nelle aziende e sulle elezioni politiche, e cerco di sintetizzarvi che cosa è emerso:


-       le persone ottimiste hanno più energia a disposizione, tendono a sviluppare i loro talenti e capacità innate, si riprendono più velocemente dai fallimenti e sanno trovare soluzioni creative ai problemi che incontrano;
-       le persone ottimiste, a parità di capacità e competenze, raggiungono risultati migliori e guadagnano di più nella loro professione;
-       le persone ottimiste hanno più autostima, più fiducia in se stessi, negli altri, nella vita e nel futuro;
-       le persone ottimiste si ammalano meno, raramente soffrono di disturbi psicologici quali la depressione, si riprendono più velocemente da degenze ospedaliere e interventi chirurgici e vivono più a lungo;
-       negli addetti alle vendite delle assicurazioni sulla vita, che ricevono 9 volte su 10 un rifiuto da parte della persona contattata, gli agenti ottimisti vendono l’88% in più dei colleghi pessimisti*
-       nel campo sportivo, gli atleti e le squadre professioniste di baseball e basket analizzate hanno rivelato che le vincenti erano più ottimiste, e che questo contava più della bravura degli atleti in campo;
-       in tutte le elezioni presidenziali americane (eccetto una) è diventato presidente il candidato con la campagna elettorale  più ottimista.
-       Infine, le persone che nella storia hanno perseguito e realizzato grandi sogni, che non si sono mai arrese di fronte alle avversità e difficoltà, avevano un atteggiamento fortemente ottimista.
Cosa si dicono gli ottimisti di fronte ai fallimenti e alle avversità?
Il loro dialogo interno è esattamente l’opposto dei pessimisti.
- Il pessimista pensa che è lui il responsabile degli avvenimenti negativi (personalizzazione), l’ottimista invece che attribuisce l’insuccesso a cause esterne, che non hanno dipeso da lui;
- Il pessimista pensa che l’avversità durerà molto tempo (permanenza), l’ottimista invece che è temporanea, e che presto andrà tutto meglio;
- il pessimista pensa che il fallimento in un’area della propria vita influenzerà tutti gli ambiti della sua vita (pervasività), mentre per l’ottimista l’avvenimento è circoscritto a quell’ambito, per il resto la vita continua a funzionare benone.
Una cosa interessante dell’ottimista è che applica le 3 P invece agli eventi positivi e ai successi raggiunti:
- è tutto merito suo, andrà sempre così o meglio ancora, la sua vita è un successo in tutti gli ambiti!
Come state capendo, la differenza quindi non sta in ciò che ci accade, ma in ciò che ci diciamo rispetto agli eventi, al significato che gli diamo e a cosa immaginiamo per il futuro.
Cosa fare per diventare più ottimisti: 
-       ogni mattina ringrazia per tutto ciò che già vivi e sperimenti nella tua vita;
-       ogni giorno, alla sera, elenca 10 cose accadute nella giornata per cui puoi apprezzare te e l’Universo per la sua amorevole generosità;
-       sopprimi i pensieri negativi che portano al pessimismo sul nascere, e lo riconosci quando il tuo dialogo interno inizia a: preoccuparsi, lamentarsi, commiserare e criticare;
-       scegli alcune affermazioni positive, da ripeterti spesso e che riguardano gli ambiti della tua vita e gli obiettivi da raggiungere, così che la tua mente registri la possibilità di realizzazione;
-       di fronte alle avversità, osserva che cosa ti dici, e se emergono le 3 P invece di crederci mettile in discussione, cercando prove a tuo favore,  alternative di interpretazione degli eventi e cercando di fare emergere il lato positivo della vicenda (c’è sempre un lato positivo).
-       coltiva la fiducia e la speranza verso un futuro sempre migliore, sapendo che quando metti in azione le tue risorse, la perseveranza e l’ottimismo, qualsiasi risultato è raggiungibile.
-       Invece di rimuginare agisci, l’azione è il miglior antidoto al pessimismo e alla depressione.
-       coltiva la spiritualità: il miglior antidoto alla paura è creare un sano rapporto con il Divino e percepire che lui ti ama e ti sostiene esattamente come sei e in ogni momento della tua vita: siamo veramente al sicuro!!!

Un abbraccio. Stefano

QUAL'E' IL NOSTRO LIMITE?

Carissimi amici,

quando scopri che la Vita è molto più ampia della tua personale percezione, che conosci veramente poco di te stesso e del mondo che ti circonda, che le cose più importanti da sapere non ti sono state insegnate e che alcune probabilmente non sono ancora state scoperte, quello è il momento di metterti in cammino alla ricerca di risposte.

Una delle prime domande da porsi è la seguente: Qual è il mio limite? Che cosa sono in grado di fare e cosa è al di sopra delle mie possibilità?
Allargando il campo: quali sono i limiti dell’essere umano? Cosa è possibile e cosa invece impossibile?
La prima riflessione che vi pongo: vi siete accorti che, con il passare degli anni, avete sviluppato la capacità di fare cose che una volta credevate impossibili per voi? Quindi la questione sta nel fatto che ciò che ancora non siamo in grado di fare possiamo imparare a farlo.

Spesso invece la nostra mente si blocca di fronte a pensieri tipo “sono fatto così” , “non è per me” , “non ce la posso fare”.
Voglio suggerirvi un’idea: spesso crediamo impossibile fare qualcosa non perché lo è realmente ma perché noi “crediamo” che lo sia. Se per un attimo riuscissimo a zittire le convinzioni interiori limitanti cosa saremmo in grado di fare? Vale la pena continuare a ripetersi “non sono capace”?
Visto che in questo periodo vanno di moda gli elenchi, voglio proporvi anch’io un’elenco di persone che hanno scelto di andare oltre i pensieri limitanti:

Abraham Lincoln, il presidente degli Stati Uniti che pose fine alla schiavitù, è un esempio di tenacia fuori dal comune: prima di questo successo, fallì in affari, si fece prestare soldi da un’amico per avviare una nuova attività e fallì di nuovo, gli morì la promessa sposa prima del matrimonio, soffrì di esaurimento nervoso e passò sei mesi a letto, 9 volte si candidò a varie cariche e venne sempre sconfitto. La volta successiva fu eletto presidente.

-     Walt Disney aveva un sogno: realizzare dei parchi di divertimento con i personaggi dei suoi fumetti. Quando propose il progetto a una banca ricevette un no. Non solo uno, ma 475 no. Lui perseverò fino alla 476sima richiesta di finanziamento e ricevette un sì. Com’è andata a finire lo sapete tutti.

-     Thomas Edison, famoso inventore, lavorò parecchio per riuscire a inventare la lampadina ad incandescenza. Riuscì nell’esperimento al 1800esimo tentativo, dopo 1799 fallimenti. Ha sempre affermato che aveva inventato 1799 modi per non far accendere una lampadina.

-      Mahatma Gandhi, attraverso i suoi discorsi sulla non-violenza, guidò il popolo indiano alla indipendenza dalla Gran Bretagna senza l’uso delle armi. Una delle sue frasi più famose diceva: “la verità non è mai stata rivendicata con la violenza”.

-       Nelson Mandela, attraverso la sua opera politica, portata avanti nonostante i 27 anni di prigionia, riusci a sconfiggere l’apartheid e diventare il primo presidente nero del Sudafrica.

-       Louise Hay, famosissima scrittrice americana, è guarita da un tumore in sei mesi grazie alle tecniche di Pensiero Positivo e al rilascio della rabbia verso eventi dolorosi del suo passato.

-       Judith Kravitz, madrina del metodo di respiro Transformational Breath, è guarita da un tumore alla gola attraverso esercizi di respiro consapevole.

-       Norman Cousin, giornalista,  è guarito da una malattia mortale, la spondilite anchilosante, con una dieta molto particolare: diversi film comici al giorno e tante tante risate.

-       Morris Goodman, soprannominato The Miracle man, ebbe un’incidente aereo, sopravvisse ma secondo i medici il suo destino era di rimanere attaccato a una macchina in un letto per tutta la vita. Lui non volle crederci e attraverso l’immaginazione, cioè il vedersi far cose nella sua mente, riprese prima le funzioni respiratore, poi a camminare e piano piano riacquisì tutte le sue funzioni corporee.

-       Prahlad Jani, ha 83 anni, vive in India e pratica la meditazione. Sta sconvolgendo i medici e gli scienziati di tutto il mondo perché non mangia e non beve dall’età di 8 anni. Studiato da un’equipe medica per 15 giorni, il mistero non è stato risolto: gli esami  dicono che il suo corpo e tutti gli organi vitali  godono di ottima salute, tanto che ha i parametri vitali di un 25enne.

-     Jamie Ogg, neonato di appena 900 grammi nato morto e prematuro in un parto gemellare dopo sole 27 settimane. La madre Kate non si arrende, lo tiene stretto a sé e lo riempie di carezze e di coccole trasmettendogli tutto il suo amore e la sua fede che si possa riprendere: dopo due ore il bambino apre gli occhi e inizia a dare i primi segni di vita, sotto gli occhi increduli dei dottori.

Finiamola di boicottarci e di auto-limitarci, usciamo dalla nostra zona di comfort e prendiamoci dei rischi. Potremo fallire, potremo fare degli errori, potremo perdere dei soldi, potremo provare dolore, ma accettare di rischiare è l’unico modo per imparare e per crescere, è ciò che dà valore e senso alla nostra vita. Facendo così correremo anche un altro rischio: diventare per gli altri uno stimolo a crescere, a superare se stessi e i propri limiti…in altre parole evolversi!!!
 Un abbraccio a tutti. Stefano

CONOSCERE PER CRESCERE

Caro amico, cara amica che stai leggendo,
ti starai accorgendo che il mondo in cui viviamo è sempre più pieno di proposte formative, di corsi, seminari, convegni e conferenze, e a volte ti sarai chiesto/a il perché. Trovo che questo (almeno questo) sia un segno di cambiamento positivo in atto nel nostro mondo, perché nasce da una consapevolezza che sempre più persone stanno raggiungendo, prima regola di un percorso di apprendimento:

SO DI NON SAPERE

L’esigenza di apprendimento non finisce con gli obiettivi scolastici (diploma, laurea, ecc.), uno degli scopi di noi esseri umani in questa vita, oltre ad amare, è quello di “conoscere”, che per me significa apprendere nuove informazioni e sperimentarle.
Spesso la motivazione delle persone che vengono ai miei seminari è l’esigenza di passare da uno stato di disagio ad uno di benessere psico-fisico, ed è buona cosa, perché significa che si vogliono bene abbastanza da desiderare ed agire per stare meglio.

Sarò una persona più felice quando i miei seminari saranno pieni di persone entusiaste, motivate semplicemente dal desiderio di imparare cose nuove per rendere la loro vita più piena !!!

A questo punto la domanda è d’obbligo: conoscere cosa???

1) CONOSCERE SE STESSI
Se c’è un limite nella Scuola, è proprio quello di non darci nessuna informazione riguardo alla conoscenza di sé.  Non sappiamo come funziona il corpo, la mente, il mondo emozionale, l’importanza del respiro, la correlazione corpo-mente-spirito, come il nostro passato influenza la vita presente ecc. ecc. Noi siamo esseri talmente complessi e meravigliosi che non basta una vita per conoscerci.  Solo conoscendo (e amando) noi stessi, potremo avere una vita piena e felice;

2) CONOSCERE GLI ALTRI
l’esigenza fondamentale di noi umani è che siamo esseri che necessitano di una vita di relazione. Conoscere gli altri significa comprenderne le affinità e le diversità, scoprire nuovi punti di vista che ampliano i nostri orizzonti. Per fare questo bisogna imparare a “comunicare” con gli altri, arte tutt’altro che facile e scontata. Il grande dono della vita di relazione è che “attraverso gli altri” impariamo a conoscere noi stessi più in profondità;

3) CONOSCERE LE PERSONE STRAORDINARIE
Il nostro percorso di conoscenza e quindi di crescita è enormemente facilitato e accelerato se facciamo tesoro di chi prima di noi ha percorso questo sentiero. Il mondo passato e presente è pieno di persone straordinarie da cui  possiamo apprendere ciò che è importante per noi, attraverso i loro scritti oppure incontrandoli a seminari, conferenze, convegni, ashram ecc. In più le persone straordinarie ci “ispirano” a seguire le loro orme, a credere che nulla è impossibile, e a dare il meglio di noi stessi.

4) CONOSCERE LA VITA E LE SUE LEGGI
Sembra scontato, ma per vivere bene bisogna che impariamo le leggi della natura e della vita, diventiamo consapevoli che ogni nostro pensiero-emozione-parole-azione è elemento causale di un movimento energetico i cui effetti si manifesteranno nel nostro futuro. E’ oggi, con le tue scelte interiori ed esteriori che stai creando la tua vita futura.

5) CONOSCERE DIO
Che si sia religiosi o no, dentro di noi è insito un profondo desiderio spirituale di comunicazione e di incontro con la “Fonte” della vita. Conoscere Dio non è una riflessione teologica, è un’esperienza che, quando accade, apre nuovi orizzonti e cambia radicalmente il tuo modo di intendere la vita.

Conoscere e amare, nulla è più importante!!!                   
Buon viaggio di ricerca.        Stefano