Caro lettore/lettrice,
ognuno di noi ha il suo modo di reagire agli ostacoli e alle avversità che prima o poi inevitabilmente la vita ci pone davanti, tuttavia gli studi psicologici delineano due atteggiamenti fondamentali: pessimismo e ottimismo.
Qual è la reazione più utile per noi? L’essere pessimisti o ottimisti è qualcosa che fa parte del nostro patrimonio genetico o è stato appreso?
Per rispondere a queste domande ci accostiamo agli studi di un noto psicologo americano: Martin Seligman, il padre della psicologia positiva. Nel 1965, quando era appassionato studente di psicologia sperimentale alla University of Pensylvania, fece un’esperimento che passò alla storia.
Utilizzando dei cani da laboratorio, questi vennero divisi e sollecitati in modo diverso:
- un primo gruppo veniva sottoposto a una scossa evitabile: potevano interromperla premendo un pannello con il naso;
- un secondo gruppo veniva sottoposto a una scossa inevitabile: nessuna loro azione poteva interrompere la scossa;
- il terzo gruppo non veniva sottoposto a nessuna scossa.
Completata questa fase iniziale dell’esperimento, i cani vennero portati in un box con due comparti, per sfuggire alla scossa, dovevano semplicemente saltare la bassa barriera e andare nell’altro comparto. I cani del primo gruppo, che avevano imparato che potevano controllare la scossa, in pochi secondi saltarono la barriera; i cani del terzo gruppo che non avevano ricevuto nessuna scossa anche loro dopo poco tempo saltarono la barriera.
I cani del secondo gruppo invece, che avevano imparato l’inutilità delle loro azioni, si sdraiarono nel box subendo passivamente la scossa, senza fare alcun tentativo per evitarla. L’esperimento, che diede le basi allo studio dell’impotenza appresa, suscitò molto clamore nel mondo accademico, anche dubbi e perplessità, fino a quando, nel 1971, il ricercatore Donald Hiroto, studente della Oregon State University, ripropose un’esperimento analogo, questa volta su persone umane, e il risultato fu il medesimo*.
Qual è il modo in cui reagiamo alle difficoltà, agli ostacoli della vita? Rimaniamo passivi, vedendole insormontabili, senza nessuna possibilità di successo? Non vediamo soluzioni? Pensiamo che sarà sempre così? Che tutta la nostra vita non funziona? Che se le cose non funzionano è colpa nostra? In questo caso stiamo reagendo con un dialogo interno pessimista, ed è probabile che questo modo di reagire l’abbiamo appreso, non siamo nati così!!!
Martin Seligman ha dedicato 25 anni di studi su questo tema, scoprendo attraverso le proprie ricerche che un numero molto ampio di persone è pessimista e un numero altrettanto ampio ha tendenze al pessimismo. La maggior parte di essi non ne è consapevole, pensano sia normale essere così.
Vale la pena domandarci se anche noi, in qualche modo, abbiamo tendenze pessimistiche, e capendo l’importanza dell’argomento, che cosa possiamo fare per cambiare questo atteggiamento. Come possiamo scoprirlo?
I pessimisti, nel modo in cui si spiegano gli eventi negativi, commettono tre errori, le famose tre P.
Personale: i pessimisti sono abituati ad autoaccusarsi di essere la causa dei loro problemi, è tutta colpa loro, anche quando questi accadono semplicemente per circostanze esterne, indipendenti da loro.
Permanente: i pessimisti tendono a immaginare che quello che di negativo sta accadendo durerà per molto tempo, e si rifiutano di prendere in considerazione elementi che suggeriscano il contrario. Va male, è sempre stato così, sarà sempre così. Questo atteggiamento mina alla base una qualità fondamentale da sviluppare per la nostra serenità interiore: la speranza.
Pervasiva: i pessimisti tendono a esagerare i problemi che stanno affrontando e ad autoconvincersi che questo avrà effetto su tutti gli ambiti della loro vita, smettendo di vedere le situazioni che invece stanno continuando a funzionare.
Quali sono quindi le conseguenze di un’atteggiamento pessimista?
- si tende a credere che gli eventi negativi durino molto tempo, siano insormontabili, che tutti gli ambiti della nostra vita ne saranno influenzati e che sia colpa nostra;
- si rende meno delle proprie capacità o talenti negli esami, nel campo professionale e nel campo sportivo;
- si tende a “rimuginare” molto sugli eventi negativi del passato, sui propri errori, perpetuando le emozioni negative vissute;
- si tende ad avere più difficoltà nelle relazioni, sia amichevoli che affettive (nessuno ama stare con le persone che vedono tutto nero)
- spesso ci si sente in colpa, anche in situazioni che non dipendono da noi;
- si ha d’abitudine un umore e dei pensieri negativi, soprattutto al mattino appena alzati;
- si hanno meno energie e ci si ammala più facilmente e più gravemente;
- di fronte al fallimento di una propria iniziativa, si getta la spugna e non si riprova, perdendo la speranza della possibilità di un risultato diverso;
- di fronte ai momenti dolorosi della vita, si alimentano i sintomi dell’impotenza appresa e si cade più facilmente in depressione, anzi, secondo gli studi di Seligman è proprio l’atteggiamento interiore pessimista la causa principale degli stati depressivi.
Come fare per accorgerti se stai entrando nel pessimismo?
- lo riconosci quando in ciò che pensi e ciò che dici inizi a : preoccuparti, lamentarti, commiserare e criticare;
In sintesi, il pessimismo è la miglior ricetta per l’infelicità!!!
Quali sono invece i pensieri e gli atteggiamenti degli ottimisti? Quali i vantaggi? Come imparare a diventare ottimisti? Approfondiremo tutto questo nel prossimo articolo.
“Un pessimista vede la difficoltà in ogni opportunità:
un’ottimista vede l’opportunità in ogni difficoltà” (Winston Churchill)
“Se un bambino si arrendesse alla prima caduta,
non imparerebbe mai a camminare” (Louise Hay)